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Anatomia di un suicidio al teatro Piccolo di Milano: tre donne e tre generazioni legate eternamente

Una storia emozionante, che descrive gioie e dolori di tre donne appartenenti a tre generazioni ma eternamente collegate nel tempo e nello spazio. Una madre, una figlia, una nipote: un rapporto di parentela che segnera’ per sempre il loro destino. Appuntamento al Teatro Piccolo di Milano dal 23 al 9 marzo.


Milano, Italia.


Anatomia di un suicidio è lo spettacolo in scena al Teatro Piccolo Grassi di Milano dal 23 febbraio al 19 marzo: un confronto tra tre generazioni, tre donne correlate tra loro da un rapporto di parentela che segnerà per sempre il loro destino.

Per la prima volta in Italia, l’opera teatrale della trentacinquenne drammaturga britannica Alice Birch, vincitrice con questo testo del Susan Smith Blackburn Prize, pone sul palco tre ambienti simultanei, rivelando via via l’azione delle tre donne e le relazioni che le legano. Quando una linea narrativa è attiva le altre due, visibili parallelamente, ne sono il contrappunto, il frutto o la matrice. L’effetto che si ottiene è l’analisi del legame che scorre tra le protagoniste nonostante vivano archi temporali differenti, il loro resistere o soccombere a una pulsione di morte che brilla nelle vite e in ogni incontro, si svela come un’oscura eredità familiare e storica tutta al femminile. Parole, azioni, oggetti e immagini si ripetono come ritornelli e segnali.



Lo spettacolo

Una madre, una figlia, una nipote: tre generazioni simultaneamente in scena. Un’unica linea femminile legata alla vita, come per un incantesimo, dal più sottile dei fili, che si muove in acque scure e salate infestate dalle proiezioni, dai desideri e dall’amore degli altri e ritrova sé stessa in certi incontri improvvisi, nella bellezza di un frutteto, in tutto ciò che è acquatico e sommerso. In un caos in cui non si riesce a mettere ordine, le donne si parlano attraverso il tempo e le loro parole riecheggiano in una faglia aperta, nella casa di cui si ereditano e si tramandano intenzioni, auspici, domande.

Dodici attori si pongono l’interrogativo su cosa significa realmente vivere, attraverso un testo scritto magistralmente. Cosa comporta scegliere di vivere? Quando si muore veramente? Il generare può liberarsi da un processo conservativo? Perché generare attiene al generare prole, al nutrire, generare caos e traumi, ma anche al generare sé stessi in ambienti, scelte e progetti. E saper deviare dall’ordine precostituito per sottrarsi al mondo per come esso, socialmente e moralmente, ci spinge a essere. Fino a guardare dentro certi rimossi dell’Occidente intorno alle istituzioni familiari e allo scandalo della morte. Sapendo che bisogna sbrigarsela da soli, che ogni nostra azione si inserisce in una genealogia, ma non genera fatalità, solo semplici precedenti – intesi in senso magnificamente giuridico.



Anatomia di un suicidio

di Alice Birch

un progetto di lacasadargilla

regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni

traduzione Margherita Mauro

scene Marco Rossi

costumi Anna Missaglia

disegno luci Luigi Biondi

paesaggi musicali Alessandro Ferroni

sound designer Pasquale Citera

disegno video e cura dei contenuti Maddalena Parise

drammaturgia del movimento Marta Ciappina



Personaggi e interpreti

con (in ordine alfabetico) Caterina Carpio, Marco Cavalcoli, Lorenzo Frediani, Tania Garribba, Fortunato Leccese, Anna Mallamaci, Alice Palazzi, Federica Rosellini, Camilla Semino Favro, Petra Valentini, Francesco Villano e con Anita Leon Franceschi

produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa


INFO

Per tutte le informazioni necessarie, consultare www.teatropiccolo.org

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